Il Parco

Il Parco

L’obbiettivo primario della costituzione del parco della Collina di San Colombano è la tutela ambientale ed agricola di un territorio particolare, mediante la valorizzazione delle risorse presenti, la promozione di forme di convivenza tra l’uso agricolo e il valore naturale, la coltivazione e la fruizione del territorio con percorsi panoramici, itinerari a piedi e ciclabili per conoscere l’aspetto naturale e paesaggistico del territorio.
Un parco a connotazione agricola è in grado di regalarci il senso di continuità con le nostre radici; il tempo libero e il gioco, trascorsi nel mezzo o sul confine della natura agricola costituiscono un modo particolare di stare all’aria aperta.

Il Territorio

Il territorio del Parco è “la collina di San Colombano”, una protuberanza isolata, nel mezzo della Pianura Padana, a sud della grande Milano, tra la Pianura Lodigiana e la Bassa Pavese; dista circa 40 chilometri da Milano, 15 da Lodi, una trentina da Pavia e da Piacenza.
La Collina di San Colombano ha uno sviluppo longilineo di circa 8.000 metri,  ed una larghezza media di poco inferiore ai 2.000 metri, è compresa tra l’alveo del Fiume Lambro, che scorre sul suo versante nord orientale ed il corso del Fiume Po a meridione. 

L’ambito collinare, che si eleva rispetto agli 80m della pianura fino a raggiungere un’altimetria massima di 147m sul livello del mare che rappresenta l’esempio più tipico di altura isolata nella Pianura Padana.

Strada in collina

 L’estensione complessiva di 14,500Kmq, ricade all’interno del perimetro amministrativo di cinque comuni, appartenenti a tre diverse province: San Colombano al Lambro (Provincia di Milano), Sant’Angelo Lodigiano, Graffignana (Provincia di Lodi), Miradolo Terme e Inverno e Monteleone (Provincia di Pavia).La collina è da sempre conosciuta come una piccola zona vitivinicola, uva e vino che hanno segnato la storia e la cultura dei paesi collinari. Diventata nel 1984, zona a denominazione d’origine controllata dove si produce “il San Colombano”, l’unico vino a Doc prodotto nel territorio milanese e lodigiano.

Il Plis insiste completamente nel settore 75 della RER (Rete Ecologica Regionale). Il settore 75 individua nel Plis due elementi di primo livello:
1. Corridoio primario a bassa o moderata antropizzazione;
2. Area prioritaria per la biodiversità AP 28.
Viene considerato un corridoio primario a bassa antropizzazione perché contiene elementi fondamentali per favorire la connessione ecologica tra aree inserite nella rete, per consentire la diffusione spaziale di specie animali e vegetali. Il Corridoio 10 attraversa il Plis e collega il Corridoio 1 del Ticino con il Corridoio 11 dell’Adda; ha una larghezza di 1 Km e ha la funzione di mantenere un collegamento fra il fiume Lambro, che scorre a nord/est del Plis e il fiume Ticino.
Tutta l’area del Plis è anche Area Prioritaria per la Biodiversità AP 28, denominata “Collina di San Colombano”.

PLIS

Il PLIS

Parco Locale di Interesse Sovracomunale

L’iniziativa di istituire per la collina di San Colombano un Parco Locale di Interesse Sovracomunale (ai sensi dell’art. 34 della L.R. 86/1983) nasce dalla volontà locale di promuovere la valorizzazione e la tutela di questo territorio.
I Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS), rivestono una grande importanza strategica nella politica di tutela e riqualificazione del territorio, permettono la tutela di vaste aree a vocazione agricola, la conservazione della biodiversità, nonché la valorizzazione del paesaggio tradizionale.
Un parco a connotazione agricola ci regala un senso di continuità con le nostre radici. L’ambiente a destinazione agricola è stato sì addomesticato lungo il corso del tempo da una impronta antropica dell’uomo, che ne condizionano struttura, immagine, finalità; conserva un fascino unico che mescola paesaggio naturale e paesaggio agrario, vegetazione autoctona con essenze scelte per la coltivazione in un connubio che spesso guadagna in essenzialità. 

Il Riconoscimento

 Il territorio collinare del Parco era interamente dedicato alla coltivazione della vite ed ad alcuni frutti e ortaggi fino al secondo dopoguerra (1945-50); si presentava integro, lavorato con cura da molte piccole aziende contadine. Il boom economico, la grande fuga dalla compagna di un rilevante numero di persone, che dai “luoghi di sempre”, hanno cercato nuovi riferimenti per il proprio sostentamento, nelle città, nelle fabbriche hanno innescato un cambiamento radicale delle tradizioni, mutando le prospettive occupazionali del settore agricolo.
Per il territorio collinare “l’esodo”, ha determinato un innalzamento dell’età media degli addetti con conseguente abbandono di molti vigneti e la comparsa di terreni non coltivati; in questo contesto, con la mancanza di una cultura del territorio, di una sensibilità ambientale e di norme e regole urbanistiche, il territorio collinare viene sottoposto a pressioni di tipo insediativo extragricolo per la costruzione di ville ad uso residenziale.
All’inizio degli anni settanta (1970) le amministrazioni, pongono un vincolo all’edificazione.
Il giorno 21 marzo 2009 fra i comuni di San Colombano al Lambro, Graffignana, Sant’Angelo Lodigiano, Inverno e Monteleone e Miradolo Terme, venne stipulata la convenzione per la gestione del PLIS della Collina di San Colombano. 

La regione Lombardia riconosce ufficialmente il parco della collina con delibera 6735_2017

Documentazione Allegata

Logo Sanco BikePark

Il logo per il Parco della collina di San Colombano al Lambro, costituisce un elemento grafico di forte impatto visivo, che contiene in sè stilizzazione, leggibilità e riconducibilità immediata al contesto al quale è riferito. La peculiarità del logo è la caratteristica di riassumere tutti e tre gli elementi tipici della zona, cioè:

  • l’architettura
  • la produzione agricola
  • la natura

Architettura

Per quanto riguarda l’architettura il logo contiene un forte segno di carattere architettonico:
un merlo a coda di rondine ghibellino del castello di san Colombano che rimanda alla storia che ha interessato i Comuni della collina.

Produzione agricola

In riferimento alla produzione agricola, il merlo contiene al suo interno un grappolo d’uvastilizzato che con un gioco ottico si può leggere legato ad un ipotetico tralcio, ma che in realtà è la curva della merlatura. Il grappolo é stato disegnato in negativo di colore bianco perchè il colore rosso vinaccia è già presente in altri elementi del logo.
L’uva evidenzia la peculiarità delle coltivazioni a vigneto tipiche del parco.

Natura

Infine la natura: la morfologia della collina è stata stilizzata per rendere una sommità coltivata a bosco e due pendii di collina coltivati a vigneto con il metodo “ a ritto chino” cioè con la disposizione tipica della zona caratterizzata da viti non parallele alla collina ma che seguono l’andamento verticale della stessa.
Per un gioco grafico-coloristico si sono stilizzati i filari in fasce nette debordanti l’immaginaria superficie che dovrebbe racchiudere il logo, per evidenziare l’estensione della collina.
I colori sono quelli della preparazione del terreno e della germogliazione primaverile poiché il grappolo maturo é rappresentato come elemento a parte.

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